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La TV dice addio al calcio: il futuro è incerto

Sport in TV in Italia: Un Periodo di Crisi

Roma, 1 ottobre 2023 – La rubrica "Loquor" di Carmelo Pennisi torna a far discutere, evidenziando un momento difficile per lo sport in televisione nel nostro Paese. Nonostante il talento emergente di Jannik Sinner, Lorenzo Musetti e Jasmine Paolini, gli appuntamenti sportivi sembrano perdere consistenza, tra l’apatia degli spettatori e l’invasione di altre forme di intrattenimento.

Negli ultimi anni, il coinvolgimento degli italiani con lo sport ha subito una flessione allarmante. Con l’estate in arrivo, sempre più spettatori scelgono di dedicarsi ad altre attività, come concerti e eventi dal vivo, relegando lo sport a una dimensione "polverosa" e anacronistica. La disaffezione è evidente anche nella gestione delle competizioni. La crisi della Ferrari, ad esempio, ha portato solo a 1,25 milioni di spettatori per il Gran Premio del Canada su TV8.

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I numeri parlano chiaro: la recente finale di basket tra Germani Brescia e Virtus Segafredo Bologna ha totalizzato appena 150.000 spettatori su Nove, con uno share dello 0,9%. Anche eventi tradizionali come il match tra Italia e Spagna Under 21 faticano a catturare l’attenzione del pubblico, con 1,94 milioni di spettatori che guardano lo stadio, mentre il vero interesse sembla assente.

Sul fronte internazionale, la situazione non è molto migliore. Il Mondiale per Club negli Stati Uniti, che dovrebbe essere un evento di richiamo, ha evidenziato flop clamorosi con una media di soli 22.000 spettatori a partita. E la Ligue 1 sta vivendo una crisi di ascolti drammatica, con abbonati ridotti da tre milioni a soli 400.000 in pochi anni.

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A rendere la situazione ancora più complessa è il cambiamento generazionale. I giovani della Generazione Z, attratti dalla filosofia del "fast content", sembrano sempre più disinteressati agli eventi sportivi. Preferiscono contenuti facilmente fruibili, mentre il calcio pare perdere di significato e valore.

Le previsioni per il futuro non sono ottimistiche. La Serie A appare in balia di una crisi profonda, e sebbene ci siano ancora potenzialmente più spettatori, mancano le motivazioni per seguirli. Il campionato del mondo per club potrebbe dover fare i conti con un pubblico sempre più distante, mentre le dirigenze calcistiche navigano in acque tempestose, incapaci di riconnettersi con le origini sociali del gioco.

In un panorama dove lo sport rischia di diventare un mero intrattenimento da divano, è momento di riflessione. Se non si inverte la tendenza, il futuro del calcio in Italia potrebbe trovarsi a un punto di non ritorno, mettendo a repentaglio la sua stessa essenza. La domanda che rimane è: quanto ancora reggerà l’industria sportiva prima di affrontare una crisi irreversibile?

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