Il nuovo formato dell’ATP “dirty double”, ovvero i tornei combined di Roma e Madrid che si sono “allungati” a 12 giorni ciascuno con tabelloni di singolare da 96 partecipanti, sta portando a una serie di giudizi contrastanti da parte dei giocatori e degli appassionati di tennis.
Da un lato, i Top 30 che sono teste di serie nei ‘1000’ vedono il loro impegno meno compresso rispetto all’anno scorso, con un solo back-to-back nel torneo e quasi sempre un giorno di riposo tra un match e l’altro. Tuttavia, non tutti i giocatori sono d’accordo con questo nuovo formato: alcune tenniste femminili hanno ammesso che preferiscono giocare tutti i giorni, ripetendo sempre la stessa routine, piuttosto che alternare giorni di gara con giorni di riposo in cui bisogna dosare gli allenamenti e stare attenti al recupero.
Inoltre, bisogna considerare che il nuovo formato “allungato” comporta il rischio di rimanere on-site molto più a lungo, con la tensione del torneo, senza avere la possibilità di prendersi due-tre giorni di riposo consecutivi “senza guardare la racchetta”. Ciò ha anche dei risvolti finanziari non secondari, che possono essere un problema per i giocatori che non contano i guadagni con cinque zeri alla volta.
Per chi perde al primo o secondo turno, ci sono solamente due tornei in un mese, e c’è il rischio di arrivare al Roland Garros con poche partite sul rosso nelle gambe. Da questo punto di vista, l’ATP ha lavorato molto bene con l’istituzione di una nuova classe di Challenger, i Challenger 175, che si disputano nella seconda settimana di questi ‘1000 allungati’ permettendo anche ai Top 50 di partecipare se desiderano giocare invece di rimanere fermi aspettando il torneo ATP successivo.
Per quanto riguarda gli appassionati, le opinioni sono ovviamente abbastanza variegate, ma in generale non sono positive. Tuttavia, non si può fare a meno di osservare che questo nuovo formato tanto nuovo poi non dovrebbe esserlo, dal momento che Indian Wells e Miami fanno la stessa cosa da quasi 20 anni. Forse il motivo dei malumori è duplice: marzo viene lontano da altri obiettivi importanti come gli Slam, e c’è molta più voglia di confrontarsi tutti insieme per capire a che punto ci si trova con il lavoro. A maggio, invece, con la doppietta Roland Garros-Wimbledon alle porte, forse non c’è il desiderio di rimanere così a lungo nelle competizioni.